C’è una Linea sottile che solo gli artisti sanno varcare. Una confine intangibile ai più e meravigliosamente misterioso eppure… da li essi ci tendono la mano. Belas è uno di quegli artisti. Varchiamo con lui la soglia.
La sua ispirazione è poliedrica e motiva essenzialmente ogni suo gesto pittorico sulla tela. Il colore è per lui sperimentazione e scoperta; primo capitolo di una genesi dell’opera che parte dalla lavorazione delle materia, dall’originarsi del pigmento: alfabeto dell’arte.
Partendo dagli archetipi dell’arte, dialogando con differenti culture e civiltà, attraversando, confrontandosi con le suggestioni dei grandi avanguardisti del secolo appena trascorso, dibattendo con le contraddizioni del nostro presente, Belas ci restituisce quadrifortemente evocativi che si rivelano con tutta la loro forza grazie alla loro sostanziale unicità.
Lo storico dell’arte potrebbe essere tentato di abbozzare paragoni, citare grandi nomi del passato. Ma in questo modo, svierebbe dall’essenzialità e del lavoro di Belas e tradirebbe la purezza dell’ispirazione di questo artista che è multiforme e profondamente personale. Un percorso esistenziale che si traduce in arte. Forte, primitivamente legate alle grandi avanguardie che cambiarono per sempre il nostro sguardo sull’arte eppure indiscutibilmente un unicum, fraternamente accomunata dal tarlo benefico del ricercare sempre e comunque nel diventare nuovi occhi, nuova bocca e nuove orecchie.
L’arte di Belas è un’arte che vuole essere se stessa. Non è ruffiana, non fa l’occhiolino agli stili in voga al momento, non vuole attrarre collezionisti dell’ultimo momento con il suo ammaliante canto di sirena. É fuori dalle logiche del collezionismo da fast-food come lo è da un concettualismo usa e getta. Rifiuta qualsiasi tipo di metamorfosi imposta da agenti esogeni e accetta solo la costante metempsicosi dell’arte per l’arte. A questo tipo di opere si accosta per instaurare con esse e con il loro medium, l’artista, un legame sincero ed esclusivo. Mai condizionato da logiche venali e, fortunatamente intriso di quel quid che indescrivibilmente, senza sosta, cerchiamo nell’arte, noi che non sappiamo arrenderci alle convenzioni, noi che ci siamo rifiutati di restarcene accucciati nella caverna socratica ad ammirare ombre riflesse. Noi che abbiamo scelto la luce.
A significare questa ricerca inesauribile e mai uguale a se stessa è senz’altro “Amordivino” un’opera emblematica nella visione di Belas, punto di fusione fra apollineo e dionisiaco: magmaticamente indissolubili, Anima e Desiderio si saldano nel castello interiore dove Psiche ha incontrato Eros. Ed avviene la magia: -Lo spirito e l’Animasi uniscono. Quando questo avviene- ci racconta l’artista a proposito della genesi dell’opera -ci si innalza e ci si porta a uno stato di elevazione. L’anima e il corpo quando si fondono ci motivano al cambiamento, abbiamoun’altra visione della realtàentrandoin un mondo onirico divino e immortale.
Sapere di avere un anima in stretto collegamento con il nostro corpo è quello che ci porterà in un mondo migliore.
Chi meglio dell’artista, costantemente sospeso in quel confine liminarefra ciò che è e ciò che potrebbe essere, potrebbe accompagnarci, con la scia del suo pennello sapiente?
Abbiamo bisogno di nuovi occhi. Nuovi occhi che non siano più gli stessi, perché questo mondo non lo dobbiamo vedere ma lo dobbiamo comprendere in tutta la sua essenziale e irrinunciabile essenza. Ci serve qualcuno che risolva questo dilemma. Che ci accompagni su sentieri luminosi benché ancora inesplorati. L’artista interpreta e scruta con il suo sguardo sa dare nuove interpretazione al mondo in cui tutti siamo immersi: contemporaneamente in ascolto, affacciato sul mondo e al contempo si rivela attento custode di ciò che accade in lui: egli si fa “strumento” di potenti forze. Seguiamo le tracce di Belas e godiamoci il viaggio.
Elisa Larese per Belas
Mobile:+39 3392181456
Tel:+39 0344537400
e-mail: info@tablinum.it
sito web: www.tablinum.it